Il 27 febbraio 1844 è l’evento fondamentale per il battesimo di fuoco della patria sovrana e indipendente, forgiato in un lungo processo che attraverserà il XIX secolo e si estenderà fino ai nostri giorni. I personaggi, i fatti – la memoria storica – riflettono ed echeggiano nei colori della nostra bandiera; simbolo di identità, con la quale si è conquistata l’indipendenza che non è soltanto qualcosa che viene ricevuta o celebrata, ma è anche fonte di impegno e sacrificio che chiama e rilancia il futuro dei popoli liberi.
Il 9 febbraio 1822 ebbe inizio l’invasione haitiana, sotto la guida di Jean Pierre Boyer e durò fino al 27 febbraio 1844. Il lungo periodo dell’occupazione, contribuì a plasmare l’ideale della nazione libera e sovrana nelle menti più nobili, con il riferimento obbligatorio ad un uomo ed un progetto, quale Juan Pablo Duarte e i Trinitari.
Il 16 luglio 1838 Duarte fondò La Trinitaria, i suoi primi membri furono: Juan Isidro Perez, Pedro Alejandro Pina, Jacinto de la Concha, Félix Marìa Ruiz, José María Serra de Castro, Benito Gonzàlez, Felipe Alfàu e Juan Nepomuceno Ravelo, altri in seguito si unirono e furono: Ramon Matias Mella e Francisco del Rosario Sánchez, acquisendo un ruolo da protagonisti con lo stesso Duarte.
Duarte nel sottolineare loro sui rischi che si sarebbero corsi unendosi al movimento , li avvisò anche sull’opportunità di non aderire alla causa, ma tutti manifestarono la volontà di combattere insieme e come prova della loro decisione e supporto presero giuramento.
Per Duarte ” l’indipendenza nazionale era la fonte e la garanzia delle libertà popolare, la legge suprema del popolo dominicano “.
Il giuramento dei trinitari scritto da Duarte esprime quanto segue:
“Nel nome della Santissima e indivisa Trinità di Dio Onnipotente, giuro e prometto, nel mio onore e coscienza, nelle mani del nostro Presidente Juan Pablo Duarte, di cooperare con la mia persona – la mia vita e le mie proprietà alla separazione definitiva dal governo haitiano; costituendo una repubblica libera, sovrana e indipendente da qualsiasi dominio straniero che sarà chiamata Repubblica Dominicana, forte dei sui colori, padiglione tricolore in stanze incarnate e blu trapassate da una croce bianca. ”
Nel frattempo saremo riconosciuti dai Trinitari con le parole sacramentali di Dio, Patria e Libertà, quindi prometto davanti a Dio e al mondo che se lo faccio, Dio mi protegga, altrimenti lo tenga in conto e che i miei compagni mi puniscano per spergiuro se li tradirò.
L’organizzazione dei trinitari agiva clandestinamente per evitare le delazioni, ogni membro doveva cercare la collaborazione di due persone chiamate iniziati e formare con loro un nucleo di tre e questi a loro volta, avrebbero fatto lo stesso. Ognuno dei suoi membri rispondeva a uno pseudonimo e comunicavano tra loro con un alfabeto crittografico creato da Juan Pablo Duarte.
Da una struttura cellulare clandestina i Trinitari svilupparono il loro lavoro politico. Gli iniziati fecero il giuramento di combattere per l’indipendenza della Repubblica Dominicana sotto lo slogan “Dio, Patria e Libertà”.
Nel 1840 per le loro attività pubbliche formarono un’altra società chiamata La Filantrópica, che portava il motto “Pace, Unione e amicizia”. La stessa aveva una presenza più pubblica, cercando di diffondere le idee velate della liberazione attraverso fasi teatrali. Tra le opere rappresentate appare: “Roma Libera” del drammaturgo italiano Vittorio Alfieri. Dopo diversi tentativi falliti, i trinitari non sentendosi appagati fondarono la Drammatica e in questa terza società tutti i trinitari si dedicarono alla recitazione.
Nel 1842 Duarte divenne un ufficiale di alto rango della Guardia nazionale, alla guida del governo haitiano. A quel tempo il regime imposto da Boyer era passato dall’essere un governo liberale e progressista a divenire una dittatura. Duarte guidò il movimento nella città di Santo Domingo, divenendo il principale leader politico dell’epoca, ma purtroppo le attività indipendentiste dei Trinitari vennero scoperte e il nuovo presidente Charles Hérard guidò l’occupazione militare delle province dominicane con lo scopo di smantellare il movimento separatista.
Nel 1843, durante l’organizzazione del movimento per l’indipendenza, Duarte dovette lasciare il paese clandestinamente per Curaçao, visto il suo comportamento considerato ribelle. In sua assenza Sanchez dovette prendere le redini del movimento e stringere un’alleanza con il settore separatista conservatore guidato da Tomás Bobadilla, Briones e Buenaventura Báez, creando anche il Manifesto nato il 16 gennaio 1844. Con l’aiuto di molti compatrioti si liberarono dagli haitiani che regnavano sui domenicani, portando alla proclamazione dell’indipendenza il 27 febbraio 1844.
Vista l’assenza di Duarte che aveva chiesto aiuto anche al fratello Vicente Celestino per dare il suo supporto, la notte del 27 febbraio 1844 i cosiddetti ribelli furono liberati da Sanchez cogliendo di sorpresa la guarnigione di Haiti nella fortezza Ozama, apparentemente con il tradimento delle sue sentinelle. Un altro gruppo di insorti, liberati da Ramon Matias Mella, venne alla Porta della misericordia dove Mella sparò il leggendario trabucazo e immediatamente dopo andarono alla Porta del Conte dove Sanchez issò la nuova bandiera Dominicana, giurando e firmando l’atto costitutivo dello stato dominicano al grido di Dio Patria e Libertà.
“Secondo Renan, due cose costituiscono l’anima di una nazione: in primo luogo il possesso comune di un retaggio di ricordi, per secondo – il presente consenso, il desiderio di vivere insieme, la volontà di continuare a far rispettare l’eredità che riceviamo indivisa”.
Se questi valori danno identità ai dominicani, oggi siamo giustamente una patria; la Repubblica Dominicana.
Maribel Peguero Facchini
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